giovedì 3 gennaio 2008

Veleno


Sophie dorme bene.
Sono infinitamente triste, tutta sola nel letto bianco, con il rumore delle lettighe nel corridoio, quello delle donne che urlano, e dei bambini che cadono. A mezzogiorno, mi hanno dato una zuppa in cui nuotavano dei vermicelli.
Ho pensato a Christine che un giorno avrebbe di certo avuto un microbo nel corpo.
Ho pensato a Elisabeth, al suo rientro a scuola, alle lacrime sul marciapiede, alle grida per non andarci, ho pensato a Esther, alle sue prime bugie, alla pagella nascosta, alla borsa da ginnastica smarrita, e allo zero in condotta per aver copiato.
Ho pensato a Brigitte, in fondo al cortile, Brigitte e i sassi ai quali parla, ci sono il papà, la mamma, i bambini, e lei va a giocare da sola, senza amici.
Ho pensato a Sylvie tormentata dalla scoliosi, devo farla esonerare dall'ora di ginnastica, coprirla, massaggiarla, non riesce da sola, la assisto, la fasciatura al dito che si rosicchia, il bendaggio al piede in cui prende una sorta, la minerva al collo ferito.
Penso a Eglantine, sempre prima in tutto, e anche in ginnastica, non le piacciono le coccole, e si sposa a sedici anni, così Jules è contento.
Penso ad Antigone che vuole fare teatro, tutti trovano normale la cosa, tranne Jules che ritiene che prima di appassionarsi a un mestiere del genere farebbe meglio a conseguire il diploma di maturità, e io approvo, e scuoto il capo, e Antigone, furiosa, lascia il salotto e dice Sono disgustata.
Penso a Ingrid, incompresa, bulimica, che vomita nella tazza tutto quello che mi sfianco a preparare, ormai le piace solo l'acqua molto calda che facilita il vomito, dice lei.
Penso a Doris che cerca il senso delle cose, degli esseri, inventa delle istruzioni per l'uso, legge saggi, prende appunti, prende esempio, se la squaglia, finisce conlo scrivere libri e con l'uccidersi.
Penso a Chloé stroncata da un cancro, a Marianne che scappa di casa e viene ritrovata annegata, a Valèrie che mi dice che non sono più sua madre, a Karine che non riesce a d andarsene, perchè ha paura di lasciarmi, non vuole che soffra, penso a Cècile che finisce anche lei zitella per causa mia.
Penso a Prune che inventa malattie, ad Annie che ce ne porterà a casa se continua ad andare a letto con tutti. Penso a Laetitia che puzza di sigaretta, ha la piega delle braccia blu, un giorno un bell'occhio nero, e giura che è stata una porta.

Claire Castillon

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